Leonid Il'ič Brežnev

Durante i lunghi anni alla guida delle Repubbliche Socialiste, costruì un intricato sistema di controllo del PCUS, alimentando l'apparato burocratico, che fungeva da cerniera tra il partito e lo Stato, realizzando, soprattutto nella parte finale della propria parabola politica, un equilibrio composto da personalità a lui fedeli, tali che, nella fase del passaggio delle consegne alla guida del Soviet Supremo, egli non temesse altro che il proprio stesso deperimento fisico (che si dimostrerà sempre più un ''handicap'' sin dalla prima metà degli anni settanta, a causa delle diverse e gravi patologie che lo colpiranno).
Cooptando nella ''nomenklatura'' personaggi a lui legati da vincoli di amicizia, di parentela o di interessi favorì anche l'incremento della corruzione e dei privilegi, acuendo la distanza tra il partito e la società civile, che subiva la repressione del regime. Attraverso il ruolo degli intellettuali (Solženicyn e Sacharov), tale divario contribuiva a diffondere un'immagine brutale dell'URSS all'estero e a minarne la credibilità agli occhi del mondo.
Fu Segretario generale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica dal 1964 al 1982 e due volte a capo del Praesidium del Soviet Supremo (capo dello Stato), dal 1960 al 1964 e dal 1977 al 1982. Sotto il suo governo si acuirono le tensioni tra Occidente e mondo comunista, come nel caso della Primavera di Praga e dell'invasione dell'Afghanistan. La sua morte aprì il lento, ma costante percorso di liberalizzazione delle strutture dell'URSS poi guidato da Michail Gorbačëv. da Wikipedia
-
1
-
2
-
3
-
4
-
5
-
6
-
7
-
8
-
9
-
10
-
11
-
12
-
13
-
14
-
15
-
16
-
17
-
18